Dopo anni di addestramento, nel 1996, a bordo dello Space Shuttle Columbia, Cheli parteciperà alla missione STS-75 Tethered Satellite. Sarà il primo italiano a ricoprire il ruolo di “mission specialist”.
Dopo anni di addestramento, nel 1996, a bordo dello Space Shuttle Columbia, Cheli parteciperà alla missione STS-75 Tethered Satellite. Sarà il primo italiano a ricoprire il ruolo di “mission specialist”.
A T-6 secondi inizia la fase denominata “main engine sequence starts”: parte la sequenza di accensione dei motori principali. Il conto alla rovescia raggiunge T-0. Maurizio sente le vibrazioni della struttura aumentare notevolmente. Quasi in simultanea, vede la rampa di lancio sfilare lentamente a lato del finestrino sinistro. Sta partendo".
Il principale carico della missione era rappresentato dal Tethered Satellite System (TSS), il “satellite al filo”. La dinamica orbitale dei due corpi, il TSS e la navetta, così legati, presentò non pochi aspetti di differenza rispetto alle simulazioni effettuate a terra.
Il rilascio del satellite fu come da manuale e, già alla distanza di qualche centinaio di metri, gli strumenti di bordo registrarono subito un flusso di corrente, come la teoria aveva previsto. Non fu necessario arrivare alla distanza finale programmata di 21 km per poter constatare l’efficacia dell’esperimento: l’intensità della corrente, in un sistema di questo tipo, è direttamente proporzionale alla distanza e raggiunge il suo valore massimo, appunto, quando questa è massima.
A circa 10 km, però, un improvviso arco elettrico bruciò, istantaneamente, il filo. Il satellite, libero, si separò dallo Shuttle e, dopo alcuni giorni, bruciò al momento del rientro nell’atmosfera. Un’indagine dettagliata post volo, appurò che la causa dell’arco elettrico era dovuta ad una imprecisione nelle lavorazioni meccaniche, effettuate prima del lancio, che avevano intaccato il rivestimento isolante del cavo.
Questo esperimento, così come altri effettuati nel corso dell’attività di esplorazione dello spazio, dimostrò non solo la necessità di dover sistematicamente provare teorie o soluzioni tecniche, ma, anche, come lo spazio costituisca un ambiente privilegiato di prova e di sperimentazione.
Si va ai limiti della conoscenza per scoprirvi sempre qualcosa di nuovo.